Nuove immagini del corto animato “L’assedio di Osgiliath”!

Care lettrici, cari lettori,
vi mostro in anteprima nuove immagini tratte dal corto animato “L’assedio di Osgiliath”, ispirato al “Racconto del marinaio e del Re Stregone” e che sarà completato entro il mese di gennaio 2025!

In prossimità di ciascuna immagine potrete trovare una didascalia tratta dal racconto cui il corto si ispira e che vi aiuterà, spero, ad apprezzare vieppiù il notevole lavoro svolto dallo studio grafico Onirismi.

A presto per nuovi aggiornamenti!

Furtivi e occultati dalla coltre di tenebra che le eruzioni dell’Orodruin rendevano grigia e fosca, i servi del Nemico si andavano adunando in gran numero; ed ecco che al termine dell’Estate, Ar-Thoron apparve a Erfëa, che, ritto sul pinnacolo della torre più alta di Osgiliath, era immerso in profonda meditazione.

Simili a un’oscura marea, simili a una fiamma destatasi a oriente che nel suo percorso consumi ogni cosa che incontri, così le truppe di Mordor mossero all’attacco e il secondo assedio di Osgiliath ebbe inizio; possenti macchine da guerra, spinte da bestie senza nome, furono avvicinate alle bianche mura che nessun nemico aveva mai oltrepassato, mentre cavalieri
provenienti dalle remote contrade del Khand e dall’Harad cavalcavano rapidi attorno alla città, scuotendo corte aste sugli scudi guarniti di punte acuminate in bronzo e di oscene figure
in oro; crudeli capitani aizzavano le loro truppe e l’eco delle loro alte voci giungeva alla città. Esterling, armati da pesanti mazze e da scuri in ferro, si inerpicavano sulle rozze passerelle che dalle alte torri d’assedio sporgevano, mentre arcieri giunti dalle terre dei Chey a meridione e frombolieri delle isole di Wolim bersagliavano di proiettili avvelenati i soldati dell’Alleanza.

Una mattina, tuttavia, giunsero a Osgiliath inaspettatamente novelle di speme intrise, ché le aquile di Manwë riferirono che le prime avanguardie delle schiere di Gil-Galad e di Elendil avevano attraversato l’Alto Passo sulle Montagne Nebbiose e si accingevano a fare il loro ingresso nelle vaste distese del Rhovanion;

Cupi divennero i pensieri di Erfëa allorché scorse le cuoiose ali piombare sulla città, sebbene egli sperasse nel suo cuore che non si trattasse dei Draghi del Ghiaccio, di cui molto aveva
sentito dire nel corso dei suoi lunghi viaggi a settentrione; lesta, tuttavia, la sua speme venne meno allorché i servi di Morgoth ricoprirono di fredda brina i preziosi mosaici che ornavano i minareti e le ampie terrazze, seminando il panico tra i soldati.

Atti di valore furono compiuti durante quella di notte ed essi risuonano ancor oggi gloriosi agli orecchi di quanti ascoltano narrare tali vicende; non vi erano, tuttavia, solo i pesanti battenti delle porte da difendere, ché le mura esterne erano state abbandonate nelle mani degli Orchi e degli altri schiavi sottomessi a Sauron e se costoro non avevano ancora fatto il loro ingresso in città avveniva solo perché gli arcieri, protetti e occultati dall’enorme mole delle torri e dei merli interni, continuavano a scagliare frecce e proiettili su quanti si approssimavano loro.

Grida confuse si levarono da Osgiliath e molti capitani, senza che alcun ordine fosse stato dato loro, gettarono le armi e a nuoto attraversarono l’Anduin, raggiungendo in tal modo la sponda occidentale, ove credevano stoltamente non sarebbe giunta la minaccia dei Nazgûl; impaurite, le schiere degli alleati arretrarono e la catastrofe sarebbe invero giunta su ali di tenebra, se Erfëa non fosse balzato lesto sulla breccia, soffiando nel suo olifante.