Un ballo a lungo atteso

Care lettrici, cari lettori,
vi auguro buone feste natalizie con questa doppia illustrazione che ritrae un giovane Erfea e una giovanissima Miriel al ballo indetto per la maggiore età del primo. La disegnatrice di Onirismi ha progettato due versioni di Miriel: quale preferite? Quella con la maschera in madreperla o quella con il velo? Scrivetelo nei vostri commenti!

Spero siano di vostro gradimento…e non dimenticate che la campagna del crowdfunding è ancora aperta! https://gofund.me/923b921a

Questo è il brano che ha ispirato l’illustratrice:
«Nel momento in cui i festeggiamenti giunsero al culmine, Arthol, fattogli cenno di seguirlo, così gli parlò: “Dove è dunque la fanciulla di cui mi parlasti? Mi rammarico di non vederla in tale luogo, ché ella allieterebbe il tuo cuore; eppure, sei un giovane uomo e molte sono le dame che gradirebbero danzare con te; perché non oblii codesti tristi pensieri, che da troppo tempo dimorano nel tuo animo?».

Nulla poté rispondere Erfëa, ché in quel momento l’araldo annunciò ai presenti l’arrivo di Palantir e di sua moglie Silwen: tosto, coloro che erano nella sala si inchinarono dinanzi al figlio maggiore di Ar-Gimilzôr, ché egli sarebbe divenuto sovrano e, sebbene fosse del partito avverso agli Uomini del Re, pure coloro che erano suoi avversari avevano tema della sua lungimiranza e non osavano contrastarlo; era al loro seguito, quasi occultata dall’ampia cappa bianca che ne copriva il volto, un’esile fanciulla: stupito, Erfëa scorse i principi di Andúnië genuflettersi innanzi alla sua figura, sicché egli prestò ascolto all’araldo allorché questi la presentò agli ospiti: “Ecco giungere innanzi ai Signori di Númenor colei che un dì sarà regina; Miriel, figlia di Palantir e di Silwen è il suo nome ed ella prenderà posto accanto a Numendil e a suo figlio Amandil”.

Invano, Erfëa tentò di scorgerne il viso, ché esso era occultato da una graziosa maschera impreziosita da perle; pure, egli era irrequieto e disdegnò molte della portate che infaticabili servi ponevano nei suoi piatti».