Gil-Galad, high-king of the Noldor

Gil-Galad. Son of Fingon, High King of the Noldor, one of the three lineages of the Eldar (Elves) featured in Tolkien’s novels. Also known as Erenion. He met Erfea when he was still a teenager and predicted that he would become a great Paladin. He died at the end of the Second Era, falling at the hands of Sauron in the battle that ended that era. He appears in the following tales: The Sailor and the Lord of Endore; The Sailor and the White Tree; The Sailor and the Witch King; The Sailor and the Great Battle; The Council of Orthanc.

See also: Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

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La collera di Morluin

Care lettrici, cari lettori,
l’articolo della scorso settimana, dedicato al grande drago Ando-Anca (potrete leggerlo o rileggerlo qui: Miniature & Co. – Il Drago Ando-Anca), mi ha ricordato che non avevo ancora riportato sul mio blog la parte iniziale del racconto dedicato al primo incontro avuto da Erfea con questi esseri affascinanti quanto crudeli…
Buona lettura, aspetto i vostri pareri!

«All’epoca di Tar-Palantir[1] v’era in Numenor[2], un capitano di grande esperienza, ché molto aveva viaggiato per gli ampi oceani, dimora di Ulmo, e numerose leggende aveva conosciuto, apprendendole dalle genti che aveva frequentato nel corso del suo peregrinare. Erfea venne chiamato dagli Elendili[3], e il suo nome ancor oggi risuona nelle fumose locande di Endor, cantato dai bardi senza tempo, i quali dalle sue avventure traevano ispirazione per comporre saghe e ballate di quella antica era, quando il Sole e la Luna erano giovani e Valinor ancora visibile agli occhi dei tristi mortali.

Si narra che Erfea conoscesse più di ogni altro figlio di Eru Iluvatar[4] le vaste profondità oceaniche, sebbene egli non trovasse godimento nel percorrerle, ché la sua mente era sempre volta alle foreste della Terra di Mezzo, dove molti Priminati in quei giorni avevano dimora.

Questa storia, tuttavia, non narra di quegli eventi, né di quanto accadde dopo, ma della giovinezza di Erfea, prima che scoppiasse per la seconda volta la guerra civile a Numenor.

Numerosi, sebbene agli occhi dei mortali invisibili, eppure temuti, erano i grandi draghi[5] in quei giorni, ché dimoravano in terre remote, distanti da quelle degli uomini, prediligendo le lande montuose e aride che si estendevano a Nord, oltre le montagne Grigie; grande era la perfidia e il potere dei servi di Morgoth, ché sempre desideravano le ricchezze degli uomini e mai ne erano sazi.

Uno tra i grandi Vermi più possenti aveva nome Morluin, e dimorava nelle acque che circondavano il promontorio di Belfalas, dove secoli dopo sarebbe sorta la città di Dol Amroth; tale drago molto aveva sentito parlare delle ricchezze possedute dai Numenoreani e a lungo il suo cuore nero aveva desiderato impadronirsene, senza mai tuttavia mettere in atto i suoi propositi, ben conoscendo il potere e la magnificenza dei Numenoreani all’apice della loro civiltà.

Un giorno, tuttavia, un drago della sua covata, allontanatosi troppo dalla sua tana, fu catturato da alcuni pescatori e trucidato; quando tale notizia pervenne a Morluin, grande fu la sua ira e il suo desiderio di vendetta. Ringhiò, vomitò fuoco e fumo, scosse le profondità dell’oceano con i suoi artigli, senza placare la propria rabbia, finché il suo ruggito echeggiò fino a Numenor; allora paura e terrore presero i cuori degli abitanti dell’isola, al punto che molti si accasciarono per terra invocando l’aiuto degli dei, mentre altri correvano ad armarsi, suonando le campane, che mai avevano echeggiato in quella era, consci che il pericolo era prossimo, proceduto da ira e sangue.

Ed ecco, il mare si sollevò, nascondendo le spire del grande verme, ma non la sua voce, che sembrò echeggiare dalle profondità dell’abisso: “Gente di Numenor! Conducetemi il bieco assassino di mio figlio! Chi tra voi si è macchiato del suo sangue, maledirà tutta la sua terra e la sua famiglia! Sangue sarà ripagato con il sangue! Che egli venga fuori e misuri la sua forza con me!. Avanti, dunque! Giustizia sia fatta!”

Il terrore si mutò in follia, e il popolo si recò da Tar-Palantir per chiedere consiglio ed avere conforto, sebbene essi sapessero che in tutta Elenna[6] non esisteva un mago o un guerriero così potente da poter contrastare il pericoloso drago.


[1] Tar-Palantir, ventiquattresimo sovrano di Numenor e figlio di Ar-Gimilzòr. Per Numenor, vedi nota successiva.

[2] Numenor era la patria degli uomini (Sindarin: Edain), che durante le guerre della Prima Era tra gli eredi di Feanor e il Grande Nemico, sostennero la causa dei primi, subendo gravi sventure e sofferenze: per ricompensare tale coraggio, i Valar sollevarono dalle acque un isola cui fu dato il nome di Numenor, isola del Dono e l’affidarono agli eredi degli Edain; costoro furono chiamati Numenoreani o Dunedain che nella favella degli elfi grigi significa “uomini dell’occidente”.

[3] Le genti numenoreane che si mantennero fedeli all’amicizia con gli Elfi e che continuarono a venerare i Valar anche quando tale devozione fu dichiarata fuori legge.

[4] Il Padre di Arda e delle sue forme di vita.

[5] I Grandi Draghi, chiamati anche Vermi di Morgoth, il Vala rinnegato, furono creati da costui nel corso della Prima Era per fronteggiare gli assalti di Elfi, Uomini e Nani, durante i numerosi scontri che le sue schiere sostenevano contro costoro. Glaurung il Dorato fu il padre dei draghi e corruttore dei cuori dei figli di Iluvatar: egli, tuttavia, incapace di spiccare il volo, fu trucidato da Turin, figlio di Hurin. Durante la Battaglia d’Ira, Morgoth levò contro le schiere di Valinor una nuova razza di draghi, di cui il più possente fu Ancalangon il Nero, colui che per primo si levò nei cieli di Endor per contrastare le aquile di Manwe e che, negli spasmi della sua agonia, rase al suolo i pinnacoli di Thangodrim: molti della sua specie sfuggirono tuttavia alla morte e trovarono rifugio presso le Montagne Grigie e tra i monti di Mordor, mentre altri si rifugiarono nel profondo delle acque, lì ove saccheggiavano e affondavano numerose imbarcazioni.

[6] L’isola di Numenor

Link utili:
Una sfida mortale

Miniature & Co. – Il Drago Ando-Anca

Care lettrici, cari lettori,
uno dei miei hobby preferiti è sempre stato quello di dedicarmi alla colorazione delle miniature ispirate al legendarium tolkieniano prodotte dall’azienda irlandese Mithril (https://mithril.ie/). Queste miniature mi sono particolarmente care per due motivi: primo, perché sono state realizzate quando ancora nessuno parlava di riproduzioni cinematografiche del Signore degli Anelli e dell’Hobbit e dunque sono prive di quei stereotipi iconografici che sono derivati dal successo globale delle opere di Peter Jakcson; secondo, perché sono di altissime qualità e rendono possibile – con l’ausilio degli strumenti opportuni – persino a una persona come me, particolarmente inabile in quanto a tecniche pittoriche – la loro colorazione.

Quest’oggi voglio presentarvi la miniatura del Drago Ando-Anca, uno dei tre grandi draghi che presero parte al saccheggio della città di Osgiliath.

Spero vi piaccia, a presto!

«In quel periodo, tre draghi si levavano fra gli altri per possanza e crudeltà e non vi era servo di Morgoth, tra quanti condividevano il domicilio con tali perfide creature, che non ne temesse il gelido soffio e l’astuta parola; tali creature avevano nome Ando-Anca, Bairanax e Angurth ed erano nate dopo gli sconvolgimenti che avevano provocato l’inabissamento del Beleriand, al termine della Prima Era; mai essi avevano mirato le possenti torri di Thangrodim, né scorto, lugubre nella tenebra che la circondava, Barad-Dûr la terribile, eppure alti si levavano in volo e finanche le grandi aquile di Manwë non osavano avvicinarsi a tali contrade, presagendo che un grande male fosse all’opera».

Il Ciclo del Marinaio, p. 292.

Link di approfondimento:

Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

I Draghi nell’assedio di Gondor

Aldor Roc-Thalion

Lord of the Eothraim, a people of knights ancestor of the Rohirrim, descendant of Imracar Folcwine. He asked the Lords of Gondor asylum for his people, driven from the land where he lived by the armies of the Nazgul Hormurath. He took part in the battle for the defense of Osgiliath, where he was able to slay Bairanax, one of the dragons who rushed to plunder the city. He participated in the following battles against Sauron’s armies and died in the early years of the Third Age. He appears in the following tales: The Sailor and the Witch King; The Sailor and the Great Battle; The Council of Orthanc; The Infamous Oath.

Link utili:
Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

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Un frammento. La stoltezza

Care lettrici, cari lettori,
con Tolkien, l’autore del Signore degli Anelli e di tante altre fantastiche opere ambientate nella Terra di Mezzo, condivido – oltre all’amore per il suo legendarium – una «deprecabile» abitudine: sono solito, cioè, iniziare racconti che poi non termino, perché distratto da altri impegni oppure da altre idee…

Quest’oggi voglio pubblicare sul mio blog uno di questi «frammenti», ispirato a una storia zen intitolata «La stoltezza».

Buona lettura, spero sia di vostro gradimento!

Nel giorno di Mezzaestate un Cundo (1) proveniente dalle scomparse contrade dell’Occidente, dopo aver condiviso con me il frugale pasto serale, mi narrò questa storia:

“Ad un crocicchio nei pressi della grande città di Armenelos, si incontrarono un giorno tre Roquen (2) seguiti dai loro Othari (3); poiché nessuno dei tre Signori voleva lasciar il passo agli altri, essi decisero che avrebbero fatto seguito al cavaliere il cui scudiero avesse compiuto l’azione più stolta: essi avrebbero giudicato i racconti e avrebbero deciso all’unanimità chi si fosse dimostrato più stolto.

Il primo Othar parlò: “Quando ero un ragazzo di quattordici anni, per acchiappare un topo in cucina, urtai una grande anfora ed essa rovinò al suolo, spargendo il suo prezioso contenuto sulla nuda terra”.

Il secondo Othar parlò: “Quando avevo l’età di quindici anni, mi recai a pescare al largo del porto di Andunie; in breve tempo la mia rete fu colma di pesci di ogni dimensioni, tuttavia io non ero soddisfatto: afferrai dunque una grande tartaruga marina che nuotava placidamente accanto a me e tentai di issarla sulla barca. Troppo tardi mi resi conto che il naviglio non avrebbe tollerato di portare seco un peso maggiore a quello che già recava sicché esso si ribaltò ed io a stento mi salvai da morte certa”.

Il terzo Othar parlò: “Quest’oggi ho ascoltato tre Cavalieri discutere su chi fra loro avrebbe dovuto cedere il passo all’altro. Non è questa l’azione più stolta che abbia fatto in vita mia?”

I tre Roqueni arrossirono e voltati i loro destrieri tornarono da dove erano giunti.

Note:
(1) Cundo è un termine elfico che indica il paladino
(2) Roquen: cavaliere in elfico
(3) Othar: scudiero in elfico

Auguri! E sono tre…

Care lettrici, cari lettori,
sono trascorsi tre anni da quando ho scritto il mio primo articolo per questo blog: Da Numenor alla Terra di Mezzo: benvenuti, lettori de «Il Ciclo del Marinaio»! Da allora sono trascorsi 36 mesi ricchi di soddisfazioni che ho ricevuto grazie ai vostri apprezzamenti, alle vostre domande e alla vostre riflessioni. Nell’ultimo anno siete cresciuti sempre di più, sfiorando, in pochi mesi, quasi 600 followers!
Lo scorso anno, come ringraziamento per la vostra assidua frequentazione del mio blog, vi dedicavo una recitazione di una sezione del mio racconto «Il marinaio e il Messere di Endore», che potrete ascoltare o riascoltore qui: …Eccoci al bis! 2 anni di blog. Quest’anno, invece, ho deciso di dedicarvi una piccola animazione di uno dei personaggi più affascinanti dei miei racconti, la bellissima quanto letale Adunaphel l’Incantatrice, disegnata da Livia de Simone: Adunaphel l’incantatrice a colori.
Con la speranza che questo piccolo dono possa essere di vostro gradimento, vi esprimo ancora una volta tutta la mia gratitudine e spero di continuare a interessarvi con le mie storie e le illustrazioni dei miei racconti!

Alla prossima!

Naug-Thalion

Bor, son of Dwarim, and father of Groin, one of the ambassadors and lords of the dwarves of Khazad-Dum, was known to the elves as Naug-Thalion. He became close friends with Erfea, when he saved some members of his people from the attack of a band of Numenorean mercenaries loyal to Pharazon. With his troops he defended the city of Osgiliath from the armies of Sauron, rushing to the call of Erfea. He died in the Battle before the Black Gate, killed by the Nazgul Dwar. He appears in the following stories: The Sailor and the Princess (although his name is not yet specified); The Sailor and the citadel of Dwarf; The Sailor and the Witch King; The Sailor and the Great Battle; The Infamous Oath.

Link in italiano:
Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

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Space-Dye Vest

Dear readers, I dedicate this poignant song by Dream Theater to you which seems to be inspired by the sad love story between Erfea and Miriel. In particular, these melancholy words that I transcribe are suitable for describing their unhappy story.


“But he’s the sort who can’t know
anyone intimately, least of all a
woman. He doesn’t know what a woman
is. He wants you for a possession,
something to look at like a painting or an ivory box.
Something to own and to display. He doesn’t want you to be real,
or to think or to live. He doesn’t love you, but I love you.
I want you to have your own thoughts and ideas and
feelings, even when
I hold you in my arms. It’s our last chance… It’s our
last chance…”

Link utili:
L’Infame Giuramento_IX Parte e ultima (Il trionfo di Pharazon)
Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

Il Lai della perdita – II parte

Care lettrici, cari lettori,
eccovi la seconda (ed ultima parte) del «Lai della perdita», dedicato al primo incontro fra Erfea ed Elwen. Potrete leggere la stessa vicenda in prosa qui: I dubbi di una scelta difficile: Elwen, Morwin ed Erfea. Troverete la prima parte del Lai qui: Il lai della perdita – I parte
Spero possa piacervi, buona lettura!

Di dolci sembianze
una fanciulla aveva innanze
grigi occhi e capigliatura bella
della stirpe elfica la più snella
Elwen era il suo nome santo
l’origine di tutto questo canto

Pareva diamante tra le stelle
quando fra le damigelle
rideva e sovente parlava
e la sua gentil voce intonava
un preziosissimo canto d’amore
che a lui dedicato sarebbe stato onore

«Elwen» il giovane sussurò
ed ella sorpresa lo guardò
il suo viso ne gioì
che più bello di quello mai più fiorì
ché Elwen la mezzelfa nome aveva
nella Terra di Mezzo ancora viveva.

Ella infine si avvicinò
e con voce sicura gli parlò:
«Elfo sembrate, ma un Dunadan sarete
ché nel profondo del cuore una luce avete
siete forse Erfea il valoroso
colui che non teme nemico periglioso?»

«Invero signora mia
non so se siate una fantasia
troppo bella mi sembrate
ché perfino Luthien oscurate
Elwen del bianco vento vi chiamerò
e a voi il mio cuore donerò».

Senza sosta danzarono e parlarono
e spesso le mani sfiorarono
ad Erfea sua sposa pareva
anche se una ciocca muoveva
eppure, nel cuore del lieto festino
il funesto filo aveva già tagliato il destino.

Ché nuvole nere apparirono
quando le speranze morirono
ché Sire Morwin, degli elfi il capitano
aveva già in mente il suo piano
Elwen tosto conquistare
ed Erfea poi allontanare.

Con subdole parole l’ingannatore
sedusse la mezzelfa per rancore
egli odiava tutta la stirpe dei mortali
ritenendoli responsabili di tutti i mali.
A nulla valse l’amore dell’Errante
ché Elwen lo abbandonò seduta stante.

Erfea era davvero incollerito
ma la sua furia nulla avrebbe impedito
ché già i due si amavano
e all’ombra di un lume mormoravano
fra i due imperava la passione
non potè impedire la loro unione.

Così la via scelse dell’esilio
e solo proseguì il suo cammino
l’amore vero nel cuore
e nella mente profondo dolore
quando su di lei lo sguardo posò
e poi tosto lo allontanò.

Vecchie sono ora le stelle
e fra di loro nemmeno più sorelle
triste e grigio ora il mondo
non gira più giocondo
feste e canti terminati
forse per sempre esiliati.

Ma Erfea è duro a morire
solo lui contro il male può agire
il suo volto triste e scuro
ma il suo cuore non ancora duro
ché di Elwen la splendente
mai porterà seco un ricordo evanescente.

Fine

Link utili:

Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

Elwen la Mezzelfa

Erfea, o degli eroici imperfetti