Care lettrici, cari lettori, vi presento le nuovissime immagini tratte dal corto de “L’Assedio a Osgiliath!”: potete ammirare Naugh Thalion mentre abbatte a colpi d’ascia un orco, un troll che avanza minacciosamente contro le linee gondoriane e gli arcieri Dunedain collocati sugli spalti delle mura della città.
Care lettrici, cari lettori, mi scuso per la lunga assenza dal mio blog, ma ho avuto settimane molto intense. Mi perdonerete, perciò, se solamente oggi riesco a condividere queste nuove immagini del cortometraggio “Assedio a Osgiliath” che sarà terminato nei prossimi mesi.
Spero di avere presto novità da comunicarvi…intanto vi lascio con le nuove illustrazioni che ritraggono orchi intenti ad assediare Osgiliath…Erfea, Naugh-Thalion e Gor sulle mura della capitale di Gondor…e gli elfi guidati da Glorfindel che accorrono a difesa della città, ritratta, nell’ultima immagine, mentre il sole sorge.
Care lettrici, cari lettori, sui social mi sono imbattuto in questa immagine molto evocativa della quale, purtroppo, non sono riuscito a rintracciare l’autore. Osservandola mi ha fatto tornare in mente un brano tratto dal mio “Racconto del Marinaio e del Messere di Endore” nel quale viene rivelata a Erfea la vera identità di Miriel:
“Temevo che sarebbe giunto questo giorno, ché io avrei assaporato il dolce e l’amaro allo stesso tempo; colmi di vergogna sono questi miei occhi, ché essi, a lungo occultati dall’inganno e dalla paura, tennero nascosta la mia identità”. Sospirò un attimo, indi proseguì: “Ignoro quanto dolore alberghi nel tuo animo, Erfëa, figlio di Gilnar, tuttavia non ti domando perdono, ché ignoravo quale fosse il tuo parere in questa faccenda e non desideravo arrecare ai nostri animi ferite ancor più gravi di quelle che un tempo ti inflissi, per tema che il tuo sentimento nei miei confronti fosse viziato dalla notorietà del mio lignaggio in questa contrada; avviene sovente che molti dolori debba conoscere il nostro animo, affinché essi possano scongiurare sventure ben più grandi e terribili”.
Care lettrici, cari lettori, queste prime settimane del nuovo anno sono trascorse così freneticamente che ho dimenticato di mostrarvi il nuovo step del mio cortometraggio dedicato all’Assedio a Osgiliath nella Seconda Era. Siamo un po’ in ritardo con i tempi previsti…del resto si tratta di un lavoro complesso che lo studio Onirismi sta gestendo nel miglior modo possibile. A breve avremo anche l’audio ufficiale – con al doppiaggio, ancora una volta, la bravissima Gemma e una new entry che si occuperà delle voci maschili – che sostituirà l’AI.
Spero di aver presto nuove illustrazioni da mostrarvi, a presto!
Care lettrici, cari lettori, voglio augurarvi un nuovo anno felice proponendovi un altro piccolo tassello della nuova animazione intitolata “L’assedio ad Osgiliath”: si tratta della voce ufficiale del Re Stregone che, nel montaggio finale, sostituirà quella prodotta dall’AI.
Care lettrici, cari lettori, vi mostro in anteprima nuove immagini tratte dal corto animato “L’assedio di Osgiliath”, ispirato al “Racconto del marinaio e del Re Stregone” e che sarà completato entro il mese di gennaio 2025!
In prossimità di ciascuna immagine potrete trovare una didascalia tratta dal racconto cui il corto si ispira e che vi aiuterà, spero, ad apprezzare vieppiù il notevole lavoro svolto dallo studio grafico Onirismi.
A presto per nuovi aggiornamenti!
Furtivi e occultati dalla coltre di tenebra che le eruzioni dell’Orodruin rendevano grigia e fosca, i servi del Nemico si andavano adunando in gran numero; ed ecco che al termine dell’Estate, Ar-Thoron apparve a Erfëa, che, ritto sul pinnacolo della torre più alta di Osgiliath, era immerso in profonda meditazione.
Simili a un’oscura marea, simili a una fiamma destatasi a oriente che nel suo percorso consumi ogni cosa che incontri, così le truppe di Mordor mossero all’attacco e il secondo assedio di Osgiliath ebbe inizio; possenti macchine da guerra, spinte da bestie senza nome, furono avvicinate alle bianche mura che nessun nemico aveva mai oltrepassato, mentre cavalieri provenienti dalle remote contrade del Khand e dall’Harad cavalcavano rapidi attorno alla città, scuotendo corte aste sugli scudi guarniti di punte acuminate in bronzo e di oscene figure in oro; crudeli capitani aizzavano le loro truppe e l’eco delle loro alte voci giungeva alla città. Esterling, armati da pesanti mazze e da scuri in ferro, si inerpicavano sulle rozze passerelle che dalle alte torri d’assedio sporgevano, mentre arcieri giunti dalle terre dei Chey a meridione e frombolieri delle isole di Wolim bersagliavano di proiettili avvelenati i soldati dell’Alleanza.
Una mattina, tuttavia, giunsero a Osgiliath inaspettatamente novelle di speme intrise, ché le aquile di Manwë riferirono che le prime avanguardie delle schiere di Gil-Galad e di Elendil avevano attraversato l’Alto Passo sulle Montagne Nebbiose e si accingevano a fare il loro ingresso nelle vaste distese del Rhovanion;
Cupi divennero i pensieri di Erfëa allorché scorse le cuoiose ali piombare sulla città, sebbene egli sperasse nel suo cuore che non si trattasse dei Draghi del Ghiaccio, di cui molto aveva sentito dire nel corso dei suoi lunghi viaggi a settentrione; lesta, tuttavia, la sua speme venne meno allorché i servi di Morgoth ricoprirono di fredda brina i preziosi mosaici che ornavano i minareti e le ampie terrazze, seminando il panico tra i soldati.
Atti di valore furono compiuti durante quella di notte ed essi risuonano ancor oggi gloriosi agli orecchi di quanti ascoltano narrare tali vicende; non vi erano, tuttavia, solo i pesanti battenti delle porte da difendere, ché le mura esterne erano state abbandonate nelle mani degli Orchi e degli altri schiavi sottomessi a Sauron e se costoro non avevano ancora fatto il loro ingresso in città avveniva solo perché gli arcieri, protetti e occultati dall’enorme mole delle torri e dei merli interni, continuavano a scagliare frecce e proiettili su quanti si approssimavano loro.
Grida confuse si levarono da Osgiliath e molti capitani, senza che alcun ordine fosse stato dato loro, gettarono le armi e a nuoto attraversarono l’Anduin, raggiungendo in tal modo la sponda occidentale, ove credevano stoltamente non sarebbe giunta la minaccia dei Nazgûl; impaurite, le schiere degli alleati arretrarono e la catastrofe sarebbe invero giunta su ali di tenebra, se Erfëa non fosse balzato lesto sulla breccia, soffiando nel suo olifante.