L’organizzazione delle Armate di Mordor nella Seconda Era – II parte

Care lettrici, cari lettori,
quest’oggi vi propongo la seconda parte del racconto relativo all’organizzazione dell’esercito di Sauron durante la Seconda Era. In quest’ultima parte saranno indagati gli anni compresi fra la Caduta di Numenor e la sconfitta di Sauron al termine di quell’era. Trovate la prima parte qui: L’organizzazione delle armate di Mordor nella Seconda Era – I parte

Buona lettura, aspetto i vostri commenti! Vi anticipo che la prossima settimana pubblicherò qualcosa di molto speciale…stay tuned!

«Nel secolo che seguì la distruzione di Numenor, l’esercito di Mordor fu ulteriormente suddiviso e ad Umbar fu costituita la quarta armata, al cui comando vennero destinati Indur ed Akhorahil, in qualità di ammiragli dell’Oscuro Signore, mentre Adunaphel assumeva il grado di luogotenente dell’armata di Gorgoroth presso il Re Stregone.

I nove spettri degli anelli costituirono un corpo ben distinto di generali all’interno della rigida gerarchia militare di Mordor ed essi soli ebbero la qualifica di Genon (Lingua Nera/L.N.: Grande Comandante): immediatamente sottoposti ai loro voleri vi erano gli Urdanuk (L. N. Capitani), il cui ruolo prevedeva che essi assumessero il comando di una divisione di ottomila uomini, definita nel Linguaggio Nero come Belegrim (Armata Potente) o di diecimila orchi, indicata anche come Urhoth (L. N. Grande Armata): costoro prendevano parte ai consigli di guerra ed avevano facoltà, seppure fortemente limitata, di assumere decisioni autonome, una volta preso atto dei comandi ordinati dai Nazgul. Gli Urdanuk provvedevano ad attuare le disposizioni dei superiori mediante i loro collaboratori, chiamati nel Linguaggio Nero Afukaush (Marescialli), i cui compiti consistevano nel provvedere all’equipaggiamento e al vettovagliamento delle armate di Mordor e nel far pervenire i dispacci del Re Stregone ai Kritar (L. N. Sergenti): costoro, responsabili delle comunicazioni tra reparti mediante segnali di fumo e l’utilizzo dei corvi delle Montagne Nebbiose (Crebain), comandavano reparti inferiori di numero, costituiti da circa mille unità, in modo da permettere maggior rapidità di movimento durante le manovre di avanzata o ripiegamento.

Il Re Stregone dispose altresì che nessun orco potesse esercitare una carica superiore a quella di Kritar, ché temeva la superficialità e la mancanza di autocontrollo con le quali tali creature si lanciavano all’attacco, reputandoli indegni di indossare l’effigie dei comandanti di Mordor: unica eccezione a tale regola era costituita dal sovrano del regno di Gundaband, la cui città, pur trovandosi nella contrada controllata da Hoarmurath di Dìr, godeva di notevole autonomia, in quanto rappresentava la capitale degli orchi di Endor; desideroso di evitare faide intestine e atti di insubordinazione in una terra sì lontana dalle sue roccaforti, il Re Stregone dispose che il sovrano di Gundaband fosse ammesso a titolo onorifico tra gli Urdanuk, assicurandosi in tal modo la lealtà dei suoi sudditi.

Molti signori della guerra tra gli orchi venivano solitamente arruolati come Durothar (L. N. caporali), con la funzione di reclutare le proprie truppe per la causa di Mordor e assicurarsi che esse comprendessero gli ordini dei comandanti; al loro fianco cooperavano gli Ujak (L. N. guerrieri), responsabili di soli dieci soldati, sovente incaricati di costituire drappelli di esplorazione durante le avanzate in territorio nemico.

Tale era la complessa e accurata organizzazione dell’esercito di Mordor, che l’Oscuro Signore in persona non credeva possibile che esso avrebbe fallito il suo obiettivo; eppure ciò accadde, ché, nonostante le migliorie apportate dal Capitano Nero, vi erano conflitti latenti all’interno degli stessi alti comandi, causati da rancori antichi, dissidi che la minacciosa presenza dei Nazgul occultava solo parzialmente. Gli orchi non tolleravano gli uomini, deridendone la loro fragilità in battaglia, mentre i Secondogeniti asserviti a Sauron non mancavano di esprimere tutto il loro palese disgusto allorché si trovavano a dover condividere il rancio o l’alloggio con la prole di Morgoth. Non mancavano, infine, rivalità tra gli stessi uomini, ché gli Haradrim non smettevano di detestare i Numenoreani Neri, accusandoli di aver sottratto loro le terre migliori durante le guerre precedenti, mentre questi non tolleravano la presenza di stirpi umane a loro detta inferiori: tali contrasti, tuttavia, svanivano allorché veniva issato il vessillo dell’Occhio avvolto da una corona, l’effige del Re Stregone, signore degli eserciti di Mordor».

Per maggiori informazioni:

Gli anni dell’assedio di Gondor. Una cronologia

Cronologia della vita di Erfea e dei racconti del Ciclo del Marinaio

Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

L’organizzazione delle armate di Mordor nella Seconda Era – I parte

Care lettrici, cari lettori,
quest’oggi vi presenterò uno scritto nel quale ho provato a immaginare come fossero organizzate le armate di Sauron nella Seconda Era. Si tratta di uno scritto dalla natura “tecnica”, nel quale sono presentate due peculiarità che resero estremamente vulnerabile l’esercito dell’Oscuro Signore: la grande variabilità etnica delle sue schiere, all’interno delle quali militavano esseri umani e creature delle Tenebre, poco avvezze a combattere fianco a fianco e la presenza di una marina militare inferiore per qualità e quantità rispetto a quella dei Popoli Liberi…e come scriveva Tucidide nelle sue Storie, il controllo delle vie marittime era fondamentale per conservare la supremazia militare. Per ragioni di lunghezza ha suddiviso il mio scritto in due sezioni: la prima parte, che leggerete quest’oggi, sarà relativa all’organizzazione delle armate di Sauron dall’inizio della guerra contro gli Elfi sino alla corruzione degli Uomini ottenuta tramite la distribuzione dei Nove Anelli del Potere.

Buona lettura, aspetto i vostri commenti!

«Dopo la sconfitta subita nell’anno 1700 della Seconda Era ad opera delle armate degli Eldar e dei Dunedain, durante la prima delle guerre condotte da Sauron contro gli elfi, l’Oscuro Signore fuggì dall’Eriador e si trincerò nella sua Torre Oscura, ove meditò a lungo sui motivi che avevano condotto il suo esercito verso l’annientamento pressoché totale.

Nei successivi secoli le armate di Mordor furono profondamente rinnovate, ché Sauron comprese come la loro impreparazione e la scarsa coordinazione tra popoli fra loro estranei, incapaci spesso di comprendere l’uno la lingua dell’altro, avessero condotto i suoi nemici alla vittoria: egli si rendeva conto che non vi era, tra i suoi capitani, uno stratega capace di elaborare una tattica tale da favorire il miglior dispiegamento delle sue eterogenee forze, ché gli orchi, seppur dotati di notevole forza fisica, mancavano di intuizione ed erano, in numerose occasioni, travolti dalla loro stessa cieca furia. Pochi uomini all’epoca militavano nelle sue schiere e questo perché la corruzione dei Numenoreani era ancora lontana dall’attuarsi e i nove anelli dei secondogeniti giacevano nei forzieri di Barad-Dur. I capitani delle tribù del Khand e dell’Harad punto o poco conoscevano le arti della guerra dei popoli occidentali e i loro contingenti, male armati rispetto ai loro avversari, erano spesso travolti ancor prima di poter estrarre le loro rozze scimitarre in bronzo dai foderi sdruciti. Durante l’occupazione di Ost-In-Edhil, le truppe di Sauron erano state comandate da un Troll, il cui nome era Ghulush: forte ed ambizioso, questo essere aveva trucidato numerosi Elfi, guadagnandosi in breve tempo l’ammirazione delle proprie truppe; esse, tuttavia, sovente cadevano in preda al panico, allorché il loro comandante era distante, ché molto temevano la collera degli Eldar, né Sauron poteva vantare altri condottieri di tale rango tra le sue file. L’intera armata di Mordor, incapace di combattere in schiere ordinate e compatte, procedeva in maniera piuttosto confusa durante la carica iniziale, smarrendo tuttavia ogni iniziativa allorché il nemico, se pur in numero inferiore di numero, anziché mostrare la terga, non cedeva ai suoi furiosi attacchi.

Ghulush aveva compreso che non era nelle sue capacità quella di apprendere l’arte della guerra dei suoi avversari e lo stesso rispetto che le sue truppe gli mostravano nasceva in gran parte dal condividere, seppure in dimensione minore, la stessa forza bruta che assaliva il comandante allorché si scagliava contro le schiere nemiche, urlando loro tutto il suo odio. L’unica tattica degna di nota che egli era stato in grado di apprendere e di trasmettere ai suoi subordinati consisteva nel tentare l’accerchiamento del nemico con una manovra rapida, in modo da permettersi in seguito la vittoria; tale strategia, tuttavia, fallì durante l’attacco dei Numenoreani, allorché, schierati su diverse fila distanziate l’una dall’altra, costoro resistettero al primo attacco delle armate di Sauron e in seguito massacrarono i loro avversari.

Durante gli anni che seguirono la sconfitta delle armate di Mordor ad opera dei Numenoreani, l’odio di Sauron per tale stirpe si accrebbe ed è plausibile che tra i motivi che lo spinsero a corrompere i cuori degli orgogliosi Dunedain, vi fosse anche la necessità impellente di carpire i segreti militari che costoro gelosamente custodivano: con l’investitura di Er-Murazor, secondogenito di Tar-Ciryatan, sovrano di Elenna, a Signore di Morgul e primo comandante delle armate di Mordor, il principale obiettivo dell’Oscuro Signore si era realizzato, ché il Capitano dei Nazgul possedeva invero uno spirito razionale e una mente acuta, in grado di elaborare strategie degne della sua stirpe.

Numerosi Numenoreani si volsero allora al male e Sauron gioì nel profondo del suo cuore nero, ché essi avrebbero apportato al suo reame le conoscenze ereditate dagli Eldar e ricchezze al di là di ogni immaginazione, necessarie per permettergli di attuare i suoi piani di conquista della Terra di Mezzo.

A partire dall’anno 2260 della Seconda Era, con l’asservimento totale dei nove portatori degli anelli degli uomini al suo volere, Sauron poté disporre di un corpo di luogotenenti degni di questo nome, ché essi erano stati scelti in base alle abilità militari dimostrate durante la vita terrena e alle conquiste ottenute duranti gli anni del loro dominio. Er-Murazor, divenuto il Signore dei Nazgul, operò un profondo rinnovamento all’interno dell’esercito di Mordor, consentendo che fossero realizzati, per la prima volta, dei corpi di armata, assegnati ai suoi commilitoni e di cui egli era il primo comandante.

Negli anni precedenti la cattura di Sauron da parte delle armate numenoreane, il Re Stregone portò a compimento i suoi piani, suddividendo l’esercito di Mordor in tre armate: di queste, la prima, in ordine crescente di importanza e di effettivi, era l’armata di Gorgoroth, di cui fu proclamato luogotenente Akhorahil, il quale era dello stesso lignaggio del suo signore. La seconda armata includeva ogni soldato incaricato di sorvegliare la piana di Udun e il Cancello Nero e fu affidata a Dwar di Waw, il quale incaricò Hoarmurath di Dir di prendere il comando delle schiere dei regni settentrionali di Endor sottomessi ai Nazgul, in qualità di suo reggente. La terza armata, detta anche di Nurn, coordinava l’afflusso e il trasporto di truppe dalle nazioni vassalle poste nel sud di Endor a Mordor e fu posta sotto il comando di Khamul, mentre ad Uvatha ed a Ren fu assegnato il grado di luogotenenti di quest’ultimo. Adunaphel ed Indur, infine, avrebbero dovuto rivestire la funzione di ammiragli, tuttavia, data l’esiguità della flotta di Mordor, costituita quasi esclusivamente da vascelli numenoreani appartenuti agli Ulairi di tale stirpe, essi furono destinati in un primo momento ad altri ruoli, e divennero i portavoce dell’Oscuro Signore, spesso intraprendendo missioni all’interno e all’esterno del reame per conto di costui».

Continua…

Indur, the Death of Dawn.The Fourth Nazgul

Born in the city of Korlan in 1935 of the Second Age, Ji Indur was the heir to a wealthy family from the republic of Koronande; he possessed a very ambitious character since adolescence, becoming the youngest elected governor in that district. When he became a member of Koronande’s council, he promoted a policy aimed at countering Numenor’s influence on his homeland; in fact, under the reign of Tar-Ciryatan, Numenorean warships appeared for the first time in the republic’s waters, arousing considerable concern in the governor’s soul.

The influence of the Numenoreans undermined the social and political foundations of Koronande, to the point that Indur feared for the very survival of his power: made fearful by this threat, with a coup, Indur dissolved the national assembly and proclaimed himself king by Koronande. However, this political solution was not shared by most of Korlan’s people, who were proud of their freedom, nor would they allow Indur to extend his power: over the next twenty-three years, a series of civil wars and rebellions occurred. The intervention of the Numenorean settlers of Tantarak, who poorly tolerated such disorders, led Indur to re-take his kingdom, but a last popular uprising, commanded by the governor of Korlan, one of the strongholds of the new kingdom, led the sovereign into exile and restored the republic.

Ji Indur fled to Mumakan, the seat of many agents of Sauron since the eighteenth century of the Second Age: there he found hospitality and salvation, which was known to the Dark Lord, who thought he was using the fallen king to extend his power to South and offered him a new throne.

A dark alliance was signed between the young king and Sauron, and the corrupt Maya gave him the fourth Ring of Men in the year 2001: Ji Indur became a slave of the Dark Lord.

The new king of Mumakan changed his name to Ji Amaav II, so that the people believed that he was truly the descendant of the previous ruler, the first who had placed on his head the crown made from the ivory of the mumakil: the Nazgul reigned for one thousand two hundred sixty-two years, managing to subdue the Numenorean colony of Tantaruk, until, with the arrival of Ar-Pharazon’s armies, he had to flee, taking refuge in the jungles of the Harad.

Over the next few years, he learned their fighting strategies from the Haradrim and became their ruler. During the siege of Gondor, he led his armies to the front line and few were those who could look at the crown of King Mumakan without feeling awe; at the end of the war, however, he fell into Darkness along with his Dark Lord, when he was deprived of his Ring.

See also:

Indur, la Morte dell’Alba, il Quarto

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La fine della Battaglia della Dagorlad: la nomina dei nuovi sovrani

Care lettrici, cari lettori,
quest’oggi vi accompagnerò alla fine della battaglia della Dagorlad: dopo aver sconfitto le forze di Sauron grazie anche all’arrivo inaspettato delle forze dei Nani delle casate situate nell’Estremo Oriente (leggi La Battaglia della Dagorlad – La profezia di Oropher si compie) le schiere dell’Alleanza decidono di porre l’assedio alla dimora di Sauron, il complesso di fortificazioni turrite che prende il nome di Barad-Dur. Prima di accingersi a questo difficile compito, tuttavia, ci sono alcuni sovrani che devono essere acclamati al posto di quelli morti in battaglia…

Buona lettura, aspetto i vostri commenti!

«Benché provati dal dolore della perdita per la scomparsa di numerosi congiunti e dalla stanchezza che la vittoria aveva richiesto alle loro membra, pure i Signori dell’Occidente esortarono le loro armate a compiere un ultimo sforzo, impadronendosi del Cancello Nero, difeso da esigue truppe nemiche; avanzarono allora i possenti Ent ed essi rasero al suolo le imponenti costruzioni che gli schiavi del nemico avevano eretto. Terrorizzate dall’apparizione delle creature di Yavanna, le tremanti schiere di Sauron dopo aver tentato di opporre loro un’effimera resistenza, si arresero, consegnando le proprie armi nelle mani dei sovrani dell’Alleanza, domando loro pietà e di aver salva la vita; magnanimi, i condottieri dell’Occidente acconsentirono alle loro richieste, ché invero essi non avevano alcuna pietà solo verso le creature della Tenebra e non desideravano che, inutilmente, la terra fosse oltraggiata dal sangue di altri figli di Iluvatar quali erano questi uomini che tremanti avevano loro chiesto mercé.

Tre giorni era durata la battaglia campale ed essa aveva mietuto numerose vite in entrambi gli schieramenti, sicché, nelle settimane successive, i soldati del vespro furono occupati nella ricerca delle spoglie degli amici, dei congiunti. Grande invero era la strage, sicché occhio umano mai avrebbe potuto scorgerne la reale estensione e sebbene la vittoria fosse loro arrisa, pure pochi o punti furono uditi canti lieti negli accampamenti che essi avevano edificato all’interno della terra nera, nella piana che era detta di Udun, non distante dalla lugubre dimora dell’Oscuro Signore, ché ciascuno lamentava la perdita dei propri cari.

Bòr, caduto mentre tentava di spezzare l’assedio che le schiere di Mordor avevano mosso a quelle di Gil-Galad e di Elendil, fu seppellito in un tumulo, come richiedeva la tradizione del suo popolo e i sovrani delle liberi genti gli tributarono grandi onori, ché egli era stato trovato con ancora l’ascia stretta nel pugno, nonostante la vita l’avesse abbandonato da tempo: accanto al suo corpo furono deposti i frammenti della scimitarra di Indur, ché tutti sapessero che era stato vittima della crudeltà del Nazgul. Lacrime amare versò Erfea, ché egli considerava l’anziano nano come un secondo padre e nei giorni seguenti nel suo animo balenarono, rapidi come voli di gabbiani nella bruma, immagini dei giorni passati, allorché egli era ancora giovane e Bòr ambasciatore della sua gente presso la corte numenoreana; spesso discorreva con Groin delle imprese che il padre aveva compiuto nei lunghi anni della propria esistenza e, sebbene il dolore scemasse, pure mai venne meno il ricordo di Naug Thalion nel cuore del Sovrintendente di Gondor.

Infine, allorché ogni cerimonia funebre fu compiuta e gli onori ai caduti tributati, il condottiero delle schiere della sesta e della settima casata dei Khazad si inchinò ad Erfea e così lo salutò: “Salute a te, Khevialath, possente tra gli uomini! Tre mesi sono trascorsi dacché comparve il messaggero alato e ci annunziò che il principe dei Numenoreani era sopravvissuto all’assedio che il Nemico aveva mosso alla città del suo popolo e che egli abbisognava dell’aiuto di quanti fossero stati in grado di offrirlo; tosto, le nostre armate furono schierate e ben m’avvedo che se fossimo giunti anche un sol giorno innanzi, non avremmo trovato che la morte ad attenderci, ché invero i servi dell’Oscuro Signore erano sul punto di sopraffare ogni vostra resistenza”.

“Grati sono i nostri animi per quanto i tuoi sovrani hanno ordinato che avvenisse, ché non attendevamo altro aiuto alle nostre armate; possano i giorni delle vostre stirpi non avere mai fine e conoscere gloria e ricchezza sufficienti a rendere a ciascuno di voi grande gioia”.

Piacque a Furin – ché tale era il nome dell’araldo e condottiero delle schiere dei re Druin e Barin – le parole che Erfea aveva tosto pronunciato ed egli si inchinò nuovamente dinanzi a lui, prima di recarsi nella sua dimora.

Nei giorni seguenti, i condottieri dell’Alleanza tennero numerosi consigli di guerra, ché numerosi capitani erano caduti nella battaglia della Dagorlad ed era dunque necessario provvedere ad attribuire tali titoli di comando ad altri delle loro stirpi. Groin, in qualità di figlio di Bòr e per il valore che aveva dimostrato nelle battaglie cui aveva preso parte, divenne il nuovo comandante delle schiere di Khazad-Dum; gli elfi di Edhellond, ancora scossi per la perdita degli ultimi sovrani che avevano condotto loro in battaglia, preferirono, data la gravità della situazione, delegare ogni scelta a giorni di pace, ché, come disse uno fra loro, “siamo della schiatta dei Noldor ed essi hanno giurato fedeltà a Gil-Galad”. I discendenti di Bòr l’Orientale, scelsero il re di Gondor come loro signore, ché messaggeri avevano loro riferito che le contrade in cui un tempo avevano abitato erano state devastate dalla guerra, mentre le donne ed i bambini erano fuggiti al di là dell’Anduin, nella verde contrada del Lebennin, ché Elendil donò loro come feudo, memore delle sofferenze che tale stirpe aveva subito nel passato, con il solo impegno di soccorrere Gondor ed Arnor qualora tali reami avessero abbisognato del loro aiuto. Piacque agli uomini del Sud tale proposta ed essi, allorché la Seconda Era ebbe termine, si stabilirono alla foce del Grande Fiume, ed i loro eredi dimorano ancora in quelle contrade. I silvani originari di Lorien, infine, inviarono rapidi araldi ad Amroth, figlio di Amdìr, il quale non aveva preso parte ad alcuno degli scontri ché era rimasto nella patria, curandosi degli affari interni del suo reame; restio era il suo volere a scendere in guerra, ché egli era simile al padre, tuttavia, allorché apprese della morte di costui non poté rifiutarsi e assunse il titolo di re e comandante delle schiere del suo popolo».

Suggerimenti di lettura:

La Battaglia della Dagorlad – La profezia di Oropher si compie

La Battaglia della Dagorlad – L’intervento di Uvatha e delle Grandi Aquile

La battaglia della Dagorlad – L’arrivo della cavalleria alleata

La Battaglia della Dagorlad – Morte di un eroe

La Battaglia della Dagorlad – La strategia del Re Stregone

La Battaglia della Dagorlad – Una vittoria apparente…

La battaglia della Dagorlad – La carica dei Mumakil

La prima fase della battaglia della Dagorlad

Il discorso di incitamento di Gil-Galad ai soldati dell’Ultima Alleanza

La Battaglia della Dagorlad – Il catalogo delle forze alleate e nemiche

La Battaglia della Dagorlad – L’arrivo degli Ent

I piani di battaglia per la Dagorlad

Dwar a colloquio con i Signori dell’Ovest

Il coraggio di Morwin e la morte di Oropher e Amdir

Il primo attacco ai Cancelli Neri

Un giuramento infranto. La follia di Amdir e Oropher

Un’alleanza difficile

Gil-Galad, l’Alto re degli Elfi

 

La Battaglia della Dagorlad – Morte di un eroe

Care lettrici, cari lettori,
proseguo in questo nuovo articolo la narrazione della Battaglia della Dagorlad, combattuta alla fine della Seconda Era. Nel precedente articolo (clicca qui), avete letto delle strategie messe in campo dal Re Stregone per contrastare l’avanzata delle truppe di Uomini ed Elfi e del soccorso portato dai Nani (Naugrim) alle schiere dell’Alleanza: in questo capitolo leggerete del prezzo pagato dai Popoli Liberi per portare a termine questa manovra e impedire alle truppe del Re Stregone di trionfare sul campo di battaglia.

Buona lettura, aspetto i vostri commenti!

«Indur, che sostava alla retroguardia con le sue legioni, si avvide del pericolo che le fresche ed esperte armate dei Popoli Liberi recavano seco, sicché il suo animo fu colmo di odio ed egli balzò in avanti, raggiungendo Naug Thalion nel bel mezzo della mischia; lesto come il serpente allorché addenta la sua sfortunata preda, il Nazgul colpì il prode signore dei nani al costato; la lama dello spettro andò in frantumi, ché invero gli usberghi in mithril forgiati nelle miniere di Moria erano impenetrabili e finanche le armi di uno dei Nove potevano ben poco contro di loro; l’anziano cuore del nano, tuttavia, non resse, ed egli si accasciò lentamente, stringendo nella sua morente mano l’arma che così tante vite aveva mietuto sin dal giorno in cui l’aveva ereditata dal padre.

Rise Indur, eppure la sua letizia si tramutò tosto in terrore, ché si avvide della rovina che i suoi fanti avevano subito per mano delle schiere di Gondor, sicché lesto fuggì nella tenebra, portandosi ove ancora i servi di Mordor resistevano».

Consigli di lettura:

La Battaglia della Dagorlad – La strategia del Re Stregone

La Battaglia della Dagorlad – Una vittoria apparente…

La battaglia della Dagorlad – La carica dei Mumakil

La prima fase della battaglia della Dagorlad

Il discorso di incitamento di Gil-Galad ai soldati dell’Ultima Alleanza

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La Battaglia della Dagorlad – L’arrivo degli Ent

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Un giuramento infranto. La follia di Amdir e Oropher

Un’alleanza difficile

Gil-Galad, l’Alto re degli Elfi

La battaglia della Dagorlad – La carica dei Mumakil

Care lettrici, cari lettori,
proseguo, in questo nuovo articolo, la narrazione della battaglia finale combattuta dinanzi al Cancello Nero al termine della Seconda Era. La scorsa settimana avevo spiegato quali posizioni avessero assunto le diverse armate schierate nella piana della Dagorlad (leggi qui). In questa fase, invece, vi racconterò della prima carica delle schiere di Sauron e della resistenza dei Numenoreani e dei Noldor.

Buona lettura, aspetto i vostri commenti!

«Leste, le figure che erano all’orizzonte si approssimarono dinanzi ai guerrieri dell’Alleanza, sicché costoro si avvidero che erano i servi di Mordor, ché ora erano ben visibili i loro oscuri ed osceni stendardi e l’aria era offesa dagli strepiti e dalle urla degli schiavi dell’Oscuro Signore; rapidi, costoro avanzavano sulla desolata piana e la polvere sollevata dalle ruote dei loro carri e dalle feroci bestie che ne costituivano l’avanguardia oscurava il sole. Tosto la terra tremò e l’Orodruin eruppe in una terrificante eruzione, sicché lapilli e scorie furono scagliati nel cielo e la tenebra avvolse nel suo mortale abbraccio Anor; tali erano le intenzioni di Sauron, ché egli sperava potesse venire meno l’ardore e la fierezza che avevano condotto i suoi nemici ove mai avrebbe creduto sarebbero giunti; ma nessun sortilegio, nessun inganno poté incutere timore nel cuore dei figli di Iluvatar ed essi attesero, impavidi come le scogliere del vasto mare allorché Osse ruggisce furioso, che le schiere di Mordor si approssimassero.

Imponente era l’armata che il Signore di Mordor aveva radunato, sicché parve che l’intera piana non potesse accoglierla tutta nel suo seno: in prima fila erano i mastini di Dwar ed essi correvano lesti, ansiosi di affondare i possenti canini nelle gole degli Uomini e degli Elfi; a breve distanza, seguivano le legioni di Orchi e altre creature originate nei profondi pozzi di Barad-Dur, ed essi erano una moltitudine, i biechi visi distorti dal feroce odio che animava le loro membra. A destra erano i temibili Carrieri e i rapidi cavalieri del Nemico, le cui letali scimitarre e le acute lance si sarebbero presto scontrate contro le pesanti armature d’acciaio dei fanti dell’Alleanza. A sinistra avanzavano, lenti nel loro maestoso incedere, i mumakil di Indur ed egli spronava con secchi ordini gli Haradrim che conducevano i possenti animali alla carica, sicché apparve chiaro che essi sarebbero stati i primi ad attaccare fra quanti seguivano l’avanguardia di Dwar. Ancora invisibili agli occhi dei Secondogeniti, ma non già a quelli degli Elfi, Numenoreani neri e Troll di caverna procedevano lentamente a formazione serrata, consapevoli che non era ancora giunto il tempo in cui si sarebbero scontrati con le armate dell’Ovest.

Dei nove spettri dell’Anello, ben sette erano presenti allorché la battaglia della Dagorlad, che molti destini decise, ebbe inizio: oltre a Dwar e ad Indur, erano anche Khamul all’ala destra e Hoarmurath, laddove, coloro che erano stati in vita Signori di Numenor, sostavano alla retroguardia e il Signore dei Nazgul era con loro, terrificante a vedersi sul suo nero destriero mentre impartiva gelidi ordini nella lingua degli schiavi di Sauron. Leste, le prime schiere avanzarono a passo di carica, le spade denudate dai sudici foderi e le lance abbassate: ancor più rapidamente, tuttavia, essi proruppero in angosciose grida, ché i dardi scagliati dagli arcieri dell’Alleanza trafissero i loro corpi, sicché in molti trovarono la morte all’inizio della pugna.

All’ala sinistra dello schieramento nemico, i Mumakil erano nel frattempo giunti a misurarsi contro i manipoli di fanti ed arcieri elfici; allora si udì una gran fanfara di corni e tamburi, ed i Nani avanzarono dalla retroguardia, mostrando ai conducenti degli animali le terrificanti maschere che essi adoperavano per proteggere il volto dagli attacchi nemici e per incutere in loro il terrore. Sconvolti da tali apparizioni e disorientati dal frastuono che gli araldi provocavano con i loro strumenti, i mumakil si smarrirono e si sbandarono, incuneandosi profondamente fra i passaggi che erano stato lasciati aperti tre le schiere dell’alleanza appositamente a tale uopo. Agonizzanti, furono uditi i loro gridi di morte ed essi caddero trafitti dalle frecce e dalle lance che gli Eldar scagliarono loro contro, mentre coloro che erano alla retroguardia, in preda al panico per quanto era accaduto a coloro che ne guidavano il branco, fuggirono terrorizzati, travolgendo nell’impeto della loro fuga gli stupefatti servi di Mordor; invero grande fu la strage che i Mumakil provocarono tra le file degli eserciti di Sauron sicché per lungo tempo l’ala sinistra del nemico cedette e gli Ulairi furono impegnati nel restaurare l’ordine tra le fila.

A destra, ove erano Khamul e Hoarmurath, grandi furono lo stupore e la gioia allorché costoro si resero conto che non vi erano cavalieri del nemico ad opporsi loro, ché essi massimamente temevano le genti del Lindon e del Rhovanion: lesti, simili a rapidi strali che il cielo impietoso versi sul capo dei mortali, i cavalieri di Mordor si lanciarono in una folle corsa, denudando le scintillanti lame e alzando le robuste lance, eppure i loro progetti naufragarono rapidamente, ché essi non avevano fatto i conti con la sapiente disposizione tattica che i Signori dell’Occidente avevano escogitato. Coloro che erano, infatti, alla retroguardia, furono abbattuti dai dardi infuocati che gli archi d’acciaio di Numenor scagliarono contro di loro; impauriti dal fuoco, i cavalli si imbizzarrirono e a stento furono ricondotti all’ordine da coloro che li cavalcavano. Quanti erano, invece, all’avanguardia, per un breve istante esultarono, ché avevano evitato di essere colpiti dai dardi nemici ed erano ora vicini alle linee dei fanti dell’alleanza, sicché spronarono i loro destrieri, sperando che l’impeto della loro cavalcata avrebbe atterrito gli arcieri e che costoro si sarebbero rifugiati dietro le linee dello schieramento centrale, abbandonando, in tal modo, l’intera posizione nelle loro mani; eppure, ogni loro attesa svanì allorché essi furono trafitti dalle picche che i fanti gondoriani impugnavano, né nulla potevano le loro esili armi contro le armature forgiate secondo gli antichi insegnamenti che Aule aveva impartito ai suoi figli sicché in gran numero perirono, disperdendosi nella bruma della notte».

Suggerimenti di lettura:

La prima fase della battaglia della Dagorlad

Il discorso di incitamento di Gil-Galad ai soldati dell’Ultima Alleanza

La Battaglia della Dagorlad – Il catalogo delle forze alleate e nemiche

La Battaglia della Dagorlad – L’arrivo degli Ent

I piani di battaglia per la Dagorlad

Dwar a colloquio con i Signori dell’Ovest

Il coraggio di Morwin e la morte di Oropher e Amdir

Il primo attacco ai Cancelli Neri

Un giuramento infranto. La follia di Amdir e Oropher

Un’alleanza difficile

Gil-Galad, l’Alto re degli Elfi

Indur, la Morte dell’Alba, il Quarto

Nato nella città di Korlan nel 1935 della Seconda Era, Ji Indur era l’erede di una ricca famiglia della repubblica di Koronande; possedette fin dall’adolescenza un carattere molto ambizioso, divenendo il più giovane governatore eletto in quella contrada. Allorché divenne un membro del consiglio di Koronande, egli promosse una politica volta a contrastare l’influenza di Numenor sulla sua patria; sotto il regno di Tar-Ciryatan, infatti, navi da guerra numenoreane erano per la prima volta apparse nelle acque della repubblica, destando notevole preoccupazione nell’animo del governatore.

L’influenza dei Numenoreani minò le basi sociali e politiche di Koronande, al punto tale che Indur temette per la stessa sopravvivenza del suo potere: reso timoroso da tale minaccia, con un colpo di stato, Indur sciolse l’assemblea nazionale e si proclamò re di Koronande. Tale soluzione politica non era tuttavia condivisa dalla maggior parte della gente di Korlan, ché essi erano fieri della loro libertà, né avrebbero permesso a Indur di estendere il suo potere: nei successivi ventitre anni, si verificarono una serie di guerre civili e ribellioni. L’intervento dei coloni Numenoreani di Tantarak, che mal tolleravano simili disordini, portò Indur ad appropriarsi nuovamente del suo regno, ma un’ultima sommossa popolare, comandata dal governatore di Korlan, una delle piazzeforti del nuovo regno, condusse il sovrano all’esilio e restaurò la repubblica.

Ji Indur fuggì nel Mumakan, sede di molti agenti di Sauron fin dal diciottesimo secolo della Seconda Era: ivi egli trovò ospitalità e la salvezza, ché era noto all’Oscuro Signore, il quale pensava di servirsi del re caduto per estendere il suo potere a Sud e gli offrì un nuovo trono.

Un’oscura alleanza fu siglata tra il giovane re e Sauron, e il Maia corrotto gli donò il quarto Anello degli Uomini nell’anno 2001: Ji Indur divenne uno schiavo dell’Oscuro Signore.

Il nuovo re del Mumakan mutò il suo nome in Ji Amaav II, affinché il popolo credesse che egli fosse davvero il discendente del precedente sovrano, il primo che avesse posato sul suo capo la corona ricavata dall’avorio del mumakil: il Nazgul regnò per milleduecentosessantadue anni, riuscendo a sottomettere la colonia numenoreana di Tantaruk, finché, con l’arrivo delle armate di Ar-Pharazon, egli dovette fuggire, rifu- giandosi nelle giungle dell’Harad.

Nei successivi anni, apprese dagli Haradrim le loro strategie di combattimento e ne divenne il sovrano. Durante l’assedio di Gondor, condusse i suoi eserciti in prima linea e pochi erano coloro che potevano osservare senza provare sgomento la corona del Re Mumakan; al termine della guerra, tuttavia, egli cadde nella Tenebra insieme al suo Oscuro Signore, quando costui fu privato del suo Anello.

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Suggerimenti di lettura:

I Nazgul

Er-Murazor, il Primo dei Nove

Khamul, il Secondo, l’Ombra dell’Oriente.

Dwar di Waw, il Terzo, il Signore dei Cani

Akhorahil, il Re Tempesta, il Quinto

Hoarmurath di Dir, il Re del Ghiaccio, il Sesto.

Adunaphel l’Incantatrice. La Settima

Ren il Folle, l’Ottavo

Uvatha, il Cavaliere, il Nono